Un cognome ingombrante, una passione per la moda, un volto solare incorniciato da capelli scuri. La storia di Giusy Versace comincia come studentessa di lingue a Reggio Calabria e come retail supervisor per un’importante azienda di abbigliamento. Il lavoro la porta di continuo in giro per il mondo, finché, in un giorno d’agosto, un incidente sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria non mette uno stop alla vita così come l’aveva conosciuta fino a quel momento.
La ventottenne Giusy capisce in un istante che la disabilità non è altro da sé, ma può colpire chiunque, in qualunque momento. Perde entrambe le gambe, all’altezza del ginocchio, tranciate dal guard rail. I dolori sono insopportabili, anche le protesi fanno male, e poi c’è una psiche intera da ricostruire. Per fortuna però nell’incidente Giusy perde la sua vecchia vita, ma non il suo spirito combattivo.
Per tornare forte, Giusy vorrebbe cominciare a correre. C’è qualche medico che le dice che con la sua amputazione bilaterale non può sperare di farcela, eppure non si arrende. La sua specialità sono i 100 e i 200 metri. La sua bravura è tale da attirare l’attenzione della stampa sportiva, e da ottenere il record europeo sui 100 metri. Purtroppo brucia la mancata ammissione alle Paralimpiadi di Londra 2012.
Come presidentessa dell’associazione dal nome evocativo Disabili No Limits, nata nel 2011, Giusy Versace si è impegnata in prima persona nella raccolta di fondi per donare strumenti avanzati – protesi in fibra di carbonio, carrozzine superleggere – a chi non li può acquistare e per promuovere lo sport come terapia per curare corpo e anima.
“Con la testa e con il cuore si va ovunque” è il titolo del libro autobiografico che racconta la sua storia, pubblicato per Mondadori. Leggere per credere!