di Stefano Federici, collaboratore al progetto di ricerca su identità sessuale & handicap presso la cattedra di Psicologia Generale dell’Università “La Sapienza”
È stata effettuata una rilevazione in diversi centri italiani, religiosi e laici, che accolgono portatori di handicap sulla modalità di riconoscimento, accoglienza ed educazione della sessualità delle persone disabili in Italia.
L’argomento dell’educazione sessuale dei portatori di handicap viene affrontato da un’angolatura innovativa: in questo lavoro, infatti, la sessualità delle persone con disabilità emerge sia dall’ascolto di singoli casi, sia dai modi in cui educatori ed istituzioni la affrontano, dandoci così una variegata e diversificata molteplicità di visioni teoriche dell’educazione.
Proponendosi come rilevazione di un dato, pertanto, il lavoro non presenta un carattere ed uno sviluppo propriamente statistici, quanto piuttosto di osservazione e riflessione sulla fenomenologia del dato educativo in materia e, conseguentemente, sviluppando un’analisi qualitativa del dato medesimo.
L’analisi e la valutazione si basano su tre ordini di dati:
1) colloqui con disabili sia motori che mentali;
2) colloqui con genitori di figli disabili;
3) interviste ai responsabili di diversi centri di accoglienza e di riabilitazione.
Lo studio ha evidenziato ciò che è facilmente riscontrabile nell’ambito dell’handicap, ovverosia, come nei centri d’accoglienza delle persone disabili, siano essi pubblici o privati, religiosi o laici, e nelle stesse famiglie dei portatori di handicap, il problema dell’educazione sessuale rimanga, per così dire, latente, sommerso e come esso non rientri nelle finalità esplicite del progetto educativo dei medesimi.
Risulta chiara, allora, la necessità di elaborare al più presto percorsi educativi in un ambito in cui l’efficacia dell’intervento è sinora affidata alle capacità individuali degli operatori, non esistendo ancora una risposta scientifica alla forte domanda in materia di criteri normativi d’intervento. A questo scopo, viene presentato un corso d’educazione sessuale per soggetti disabili che tenga conto degli elementi emersi.
Per valutare il tipo d’influenza che il percorso d’educazione sessuale esercita sulla maturazione psico-affettiva dei soggetti disabili, contestualmente al corso, sarà somministrato ai partecipanti, siano essi genitori, educatori o disabili, un test psicometrico. Uno strumento operativo a tale scopo sembra essere quello messo a punto nelle ricerche di Olivetti Belardinelli (Olivetti Belardinelli1982, 1994, Olivetti Belardinelli e al. 1990) sulla misurazione dell’identità sessuale profonda al duplice livello in cui essa si struttura: affettivo e cognitivo.