tagli ai servizi sociali

Tagli ai servizi sociali

Meno soldi per i servizi socio-assistenziali, maggiore ricorso alle associazioni che fanno volontariato. Questo in estrema sintesi è il risultato della rilevazione nazionale sul rapporto tra Enti Locali e Terzo Settore, promossa dall’Auser e presentata a Roma il mese scorso.

Una situazione che ci deve far riflettere, soprattutto circa la cronica mancanza di risorse economiche che affligge i nostri Comuni, con le note disparità tra Regioni nell’accesso ai servizi.

Le amministrazioni locali si trovano con le mani legate soprattutto a causa del Patto di Stabilità interno, a causa del quale sono costrette a tagliare le spese e il personale, e non di rado ad aumentare le tasse.

All’aumento della pressione fiscale non corrisponde però un aumento dei servizi: sempre più spesso i Comuni devono delegare quelli essenziali alle associazioni di volontariato e agli esperti privati i consigli che riguardano strumenti e leggi a tutela e garanzie di soggetti disabili come la Legge dopo di Noi

Nel concreto, la media nazionale dei servizi socio-assistenziali gestiti direttamente dai Comuni si attesta al 42%, una percentuale che oscilla dal valore più basso del 25,9% al nord-ovest al valore più alto del 53,8% al sud Italia. Per chi lavora in questo settore, vi è stato non solo una riduzione delle assunzioni, ma un netto peggioramento nella qualità dei contratti. La maggior parte di essi sono infatti a tempo determinato, collaborazioni occasionali con erogazione di voucher, collaborazioni a progetto e collaborazioni coordinate continuative.

Di che cosa si occupano le associazioni di volontariato e le cooperative sociali per conto dei Comuni?
Le associazioni di volontariato si occupano in particolare dei cosiddetti servizi innovativi e integrativi (ad esempio quelli socio-educativi), mentre le cooperative sono impegnate soprattutto nell’assistenza a domicilio per le persone anziane, negli interventi assistenziali e nei servizi per l’infanzia.